La Scatola Emittente
Localizzazione:
Italy – Belluno
Progetto di:
Mentil Federico Capogruppo, Nicola Vignaga, Marco Ragonese
Cronologia:
2006
Il mondo contemporaneo sta vivendo l’epoca della supremazia dello spazio visivo, in cui ciascuno percepisce la realtà quasi esclusivamente attraverso i media che profondono, senza sosta, immagini di ogni genere. La profondità dei pixel (dpi) sta diventando il parametro attraverso cui valutare gli avvenimenti, in una sorta di affannata rincorsa tecnologica che ignora sempre più i contenuti. Ma ad una riflessione attenta è chiaro che il processo di deterioramento della percezione della realtà non è imputabile all’immagine in sé, ma al suo uso (o abuso). Diventa, quindi, importante dare spessore a quelle immagini che, se pur ad altissima risoluzione, spesso appaiono vuote.
Nell’ambiente ospedaliero – spesso percepito come alienante a causa delle condizioni psicofisiche di ciascun paziente e per la scansione cronologica slegata dalle condizioni atmosferiche e assicurata dai pasti e dalle visite parentali – dove gli spazi risultano essere sempre uguali, la cappella dovrebbe diventare una sorta di caleidoscopio, cangiante, capace di alleviare la degenza, anche attraverso il suo aspetto.
La proposta mira a rendere la cappella una sorta di scatola, non solo contenente ma, soprattutto, emittente il messaggio religioso; nel progetto l’immediatezza del messaggio visivo, così come nella cappella degli Scrovegni a Padova è data dalla presenza degli affreschi ricoprenti le pareti, è assicurata dall’utilizzazione di pareti video: grazie alla mutabilità delle immagini proiettate viene costruito uno spazio interno sempre differente. La possibilità di un uso attivo di questo spazio in cui il sacerdote possa, a seconda delle presenze ospedaliere, organizzare le visioni di eventi speciali (la via crucis papale, le sedute pontificie, filmati didattici), rende lo schermo non più un elemento di esasperazione dell’individualità ma uno strumento di aggregazione comunitaria attraverso cui veicolare il Verbo. Inoltre, a fronte di una innegabile crescente mancanza di vocazioni che sta spingendo i sacerdoti ad officiare in più sedi, penalizzando spesso quelle minori, questa soluzione permette comunque di trasmettere quotidianamente la messa in un luogo atto, anche in caso di assenza dell’officiante.
La cappella si trasformerebbe in campo sperimentazione per nuove forme di arte (quelle video in particolare), restituendo alla Chiesa il ruolo di promotrice di avanguardie figurative, così come accadeva nel passato con pittori e scultori.
Anche nella relazione con l’esterno la cappella mantiene la propria caratteristica emittente: al calar del sole la parte basamentale della cappella, semitrasparente, si trasforma in diffusore luminoso che irradia il cortile interno, progettato come un giardino segreto e diventato uno spazio dove celebrare le funzioni all’aperto e passeggiare senza uscire dall’ospedale.
La proposta prevede che il volume della cappella sia giustapposto all’edificio preesistente, in modo ricavare uno spazio interstiziale tra le due costruzioni in cui disporre un dispositivo per l’ingresso che, fungendo da filtro tra l’aula eucaristica e l’ospedale diventi un spazio poroso capace di garantirne una relazione osmotica. Questo filtro, che funge da elemento di connessione strutturale tra il telaio in cemento armato dell’ospedale e la struttura metallica della cappella, ha un’altezza inferiore rispetto allo spazio religioso per sottolineare l’ingresso in uno spazio altro ma non estraneo. All’interno sono previsti degli spazi necessari al celebrante: la sacrestia, il confessionale, un piccolo battistero e un vano di servizio. L’effetto-soglia è ulteriormente sottolineato dalla sequenza luminosa che accompagna il visitatore verso l’interno della cappella: il corridoio illuminato, l’ingresso in penombra, l’aula pervasa da una luce morbida.
Il volume dalla cappella, infatti, è suddiviso in due parti, differenziate per materiali e funzioni: la basamentale costituita da una superficie semi-trasparente, la sommitale opaca affinché su essa sia possibile, attraverso dispositivi posti sul soffitto, proiettare immagini. La trasparenza limitata permette alla cappella di essere pervasa, durante il giorno, da una luce non invasiva o accecante, ma presente. La notte, operando il ribaltamento di questo stesso principio, la cappella emette una luce calda all’esterno in modo che la parte superiore appaia come un volume sospeso. Ad enfatizzare questo effetto provvede l’aggetto che denuncia la presenza dell’abside.
Il tabernacolo è posto nella parete nord-orientale, un elemento opaco incastonato nella cortina trasparente: il sacerdote ha la possibilità di accedervi sia dall’interno che dall’esterno. Quando la funzione viene celebrata all’interno è la luce proveniente dall’alto, attraverso un lucernario posto sull’altare, a definire la sede celebrante; nel cortile-giardino, invece, quest’ultima sarà sottolineata dall’ombra generata dall’aggetto del volume opaco.
L’arredo della cappella è costituito dall’altare e da sedie che è possibile spostare al fine di assecondare le esigenze liturgiche.
Il cortile-giardino.
La stretta relazione con il nuovo edificio comporta necessariamente una risignificazione del cortile: da spazio di risulta, e quindi vuoto, in spazio aperto; da spazio di servizio e attraversamento a luogo dove stare e ritrovare una dimensione partecipativa. Il progetto propone di arricchire il preesistente tappeto erboso con essenze (quale l’olivo) ed arbusti floreali e con la pavimentazione dello spazio immediatamente antistante la cappella. Come già illustrato, è previsto che nel giardino durante la bella stagione, si possano celebrare le funzioni ed altre attività (come per esempio il cinema all’aperto, utilizzando il prospetto della cappella come schermo) capaci di alleviare la degenza ospedaliera dei pazienti, soprattutto quelli più piccoli. In questo modo il cortile si trasformerebbe in una piccola platea e le stanze prospicienti in palchi.
La copertura del deposito rifiuti sottostante, attualmente caratterizzata da una pavimentazione, diventa uno spazio aperto più intimo rispetto al giardino, un piccolo sagrato, dotato di sedute, in cui soffermarsi dopo la funzione.